In questi giorni, tutte le mattine, facciamo una passeggiata di risveglio.
Nelle nostre camminate siamo stati investiti dalla rigogliosa esplosione della natura primaverile, prati tempestati di colori, profumi variegati, fruscii, canti, silenzi.
Tra i colori e i profumi, ci è balzato all’occhio il tantissimo timo selvatico che cresce spontaneo lungo la strada che percorriamo e celebrando questa ricchezza abbiamo deciso di raccoglierlo per farne buon uso: tisane e tintura madre.
Per la tisana è stato sufficiente raccoglierlo (fiori e foglie) essiccarlo, sminuzzarlo e conservarlo in contenitori ermetici. Sarà di grande utilità per moltissimi piccoli malesseri, dal raffreddamento, alle bronchiti, a problemi digestivi e anche come disinfettante delle vie urinarie, oltre che un toccasana per le papille gustative essendo particolarmente profumato e balsamico.
Per la tintura madre il procedimento è stato più lungo, ma non così complesso come all’apparenza può sembrare.
Cos’è una tintura madre?
E’ un rimedio erboristico che estrae in forma liquida le proprietà curative della pianta. Una volta prodotta, si conserva a lungo e permette un semplice e più immediato assorbimento dei principi attivi in essa contenuti, proprio perché liquidi. Per ogni tintura madre è importante sapere quale parte della pianta utilizzare e quando raccoglierla. Nel nostro caso, per il timo utilizziamo tutto, foglie e fiori (ancora meglio sarebbe stato raccoglierlo poco prima della piena fioritura, quando le foglie sono più cariche di forza e concentrate di principio attivo).
I principi terapeutici naturalmente dipenderanno dalla pianta utilizzata.
La pianta fresca (detta droga) viene macerata a freddo in un solvente idroalcolico (soluzione di acqua e alcol) che permette (a differenza delle tisane per esempio) di estrarre anche i principi attivi non solubili in acqua, come per esempio i famosi oli essenziali, lasciando inalterato il fitocomplesso.
Come l’abbiamo preparato?
Dopo aver sminuzzato il timo fresco e averlo pesato, l’abbiamo messo a macerare nel solvente.
Il solvente è una miscela di acqua e alcol, opportunamente ridotto di gradazione (grazie all’utilizzo di una tabella che riporta i parametri di diluzione – se ne trovano facilmente cercando sul web). Partendo dal classico alcol alimentare a 95°, aggiungiamo la giusta dose di acqua, fino ad ottenere una gradazione media intorno ai 50° (adatta all’estrazione del timo; è importante documentarsi su qual è la gradazione utile a seconda del tipo di pianta usata). La proporzione tra pianta e solvente che generalmente si usa per le tinture madri è di 10:1, cioè 10 parti di soluzione idroalcolica per una parte di droga (calcolata sul peso a secco della pianta, anche se nella preparazione utilizzeremo quella fresca). La proporzione viene calcolata sul peso a secco perché la pianta contiene già una sua percentuale d’acqua, che andrà sottratta dal totale di acqua che aggiungeremo all’alcol.
Per calcolare la percentuale d’acqua, si può considerare che la maggior parte delle piante hanno tra il 50% e il 70% di liquidi contenute in esse. Noi abbiamo preferito calcolare la percentuale precisa della pianta raccolta, prendendo una piccola quantità di fresco (es 50gr) , pesandolo e essiccandolo per una mezzoretta in forno al minimo. Ripensandola dopo essiccata, abbiamo calcolato l’acqua contenuta (che nel nostro caso è stata di poco più del 70%). Quindi, se avessimo 100 gr di timo fresco da usare per la macerazione, sapremmo che la sua parte secca è di circa 30gr (su cui calcolare la proporzione 10:1, quindi 30 gr di secco su 300 gr di solvente totale), e sapremmo anche che la quantità d’acqua utilizzata per diluire l’alcol andrà ridotta di 70gr.
E’ più difficile spiegarlo, che farlo :-)
A questo punto abbiamo imbottigliato il nostro timo fresco sminuzzato con il solvente ottenuto e l’abbiamo etichettato per lasciarlo a riposo per 21 giorni almeno, al buio e al fresco (ancor meglio se il contenitore è di vetro scuro). Trascorso questo tempo lo filtreremo e lo spremeremo, per lasciarlo riposare ancora un paio di giorni e poi trasferirlo nel contenitore per il suo utilizzo futuro.
Come la utilizzeremo?
La tintura madre si assume in gocce (dalle 20 fino a 120 gocce al giorno), diluite in mezzo bicchiere d’acqua, due o tre volte al giorno, meglio se lontano dai pasti. Questa è un’indicazione generica, naturalmente è bene documentarsi sulle posologie adatte al tipo di pianta utilizzata.
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