Don Zeno è il fondatore, l'uomo che, con grande spirito e intraprendenza, ha voluto raccogliere ragazzi sbandati senza un punto di riferimento tra gli anni 30 e alla fine della seconda guerra mondiale per creare una comunità di raccolta in cui madri di vocazione potessero prendere questi ragazzi e dargli una guida in un qualche modo.
Le sue idee sono state contrastate dalla chiesa oltre che dal fascismo: durante la seconda guerra mondiale, Don Zeno è stato partigiano sulle montagne modenesi insieme a tanti altri nomadelfi, otto dei quali uccisi dai nazi fascisticomunista veniva dall' est. Don Zeno voleva vincere una scommessa, mettere in pratica il vangelo nella quotidianità.
Sia la chiesa che la Democrazia Cristiana ostacolano Don Zeno, vedono che si allontana dalla dottrina ufficiale, tanto che, Don Zeno ritorna laico e intraprende una riflessione personale per decidere se quella adottata è la strada giusta.
Avere con se migliaia di orfanelli e ragazze madri di vocazione è una grande responsabilità e l' aver invaso l'ex campo di concentramento di Fossoli, (vicino a Modena) sono atti che alla fin fine lo hanno messo in confusione.
Fortunatamente nel 1956 la Contessa Pirelli rimane affascinata dal progetto di Don Zeno e per questo regala alla comunità una tenuta in Maremma dove nascerà e si svilupperà Nomadelfia.
Don Zeno riprende le sue vesti da sacerdote nel 1962 e che sarà un padre amorevole e severo per i suoi figli, morirà nel 1981 lasciando una comunità attiva che continua, tutt'ora, a vivere e mantenersi nel migliore dei modi.
L' idea di cristianità presente a Nomadelfia è un idea che cerca nelle parole amore e conforto la sua propria identità: non esistono padroni , tutto è messo in comune e, come voleva Don Zeno, la libertà sta nel non dover rendere conto a nessuno di quello che si è, la nostra individualità al di là della fede religiosa è un tesoro che non va affatto appiattito.
Civilmente Nomadelfia è un associazione, mentre cristianamente, è una parrocchia.
La comunità è composta all' incirca da 300 persone che vivono in un area di 300 ettari di vallata.
Coltivano vigneti, oliveti, oltre a cereali in genere. Allevano bovini per il latte e la carne e anche struzzi. Hanno il caseificio per produrre formaggio e una cantina per il loro vino. Hanno anche creato un lago artificiale per irrigare i loro campi.
La vita comunitaria è composta da 11 gruppi familiari che cambiano ogni 3 anni, per far si che niente rimanga stabile e che anche le affezioni si disperdano.
L' alimentazione è tradizionale , non c'è una cultura bio dinamica o di altro tipo.
C'è la capacità di essere dei contadini per quello che lo fanno. Capacità di coltivare i campi, allevare il bestiame e conoscere la campagna per quello che è.
I trattamenti delle coltivazioni e del bestiame sono naturali e anche il cibo è ottimo, orti molto grandi delineano la vallata, gestiti dai vari gruppi familiari.
Intorno alla comunità ci sono 140 kw di pannelli solari, l'uso comunitario abbonda di stufe a legna per il riscaldamento. C'è una Tv interna che trasmette programmi a circuito chiuso, una rivista per gli amici e una casa editrice che pubblica scritti per i nomadelfi.
Le giornate di lavoro si mescolano a ore di meditazione soprattutto nel tardo pomeriggio dei giorni feriali.
Ed hanno anche una scuola riconosciuta a livello di scuola elementare , media e superiori professionali e in più liceo scientifico. In fondo i nomadelfi hanno una media dai 6 figli per ogni famiglia .
A Roma è stata creata una nuova Nomadelfia con 20 famiglie che sviluppano 20 ettari di terreno proprio nella periferia della città.
L' espansione di Nomandelfia è una cosa importante per gli abitanti perché significa poter portare il messaggio fuori e fare apostolato cosa che è una base della loro concezione di vita.
Anche gli spettacoli estivi che mettono in scena sono un modo per far conoscere la comunità e i valori che sui quali si fonda.
Tutto l'appoggio e i servizi di accoglienza di Nomadelfia si basano su “non si specula su nulla”.
Ciao da Francesco
Gabriella scrive:
Mentre leggo le parole dell’amico Francesco, mille pensieri affollano la mia testa:
Meraviglioso!!, è ciò che vogliamo fare noi di Tempo di Vivere, al di fuori della cornice religiosa.
Guardo il sito www.nomadelfia.it
30 Agosto 1900. Zeno Saltini nasce a Fossoli di Carpi (MO), in una famiglia patriarcale.
1914 – Il rifiuto della scuola. A 14 anni e mezzo Zeno rifiuta di continuare gli studi, affermando che a scuola insegnano cose che non incidono nella vita, e va a lavorare nei poderi della famiglia. Vive in mezzo ai braccianti, conosce le loro miserie e ne condivide le giuste aspirazioni.
1920 - "Cambio civiltà". Soldato di leva nella caserma del III Telegrafisti a Firenze, ha uno scontro violento, lui cattolico, con un amico anarchico alla presenza degli altri soldati. L'anarchico sostiene che Cristo e la Chiesa sono di ostacolo al progresso umano.Zeno sostiene il contrario, pur riconoscendo che i cristiani sono in gran parte incoerenti. Ma l'anarchico è istruito e lui no. Tra i fischi degli altri soldati, Zeno si ritira da solo e decide:
"Gli risponderò con la mia vita.
Cambio civiltà cominciando da me stesso.
Per tutta la vita non voglio più essere..
né servo né padrone"
Decide di studiare legge e teologia, mentre continua a dedicarsi ad attività di apostolato ed al recupero di ragazzi sbandati. Si laurea in legge presso l'Università Cattolica di Milano. Aveva intenzione di difendere come avvocato coloro che non potevano pagarsi un difensore; ora però si rende conto che la sua missione è di prevenire che cadano in disgrazia: decide di farsi sacerdote.
Immagino Don Zeno, uomo eccezionale, sicuramente, lo ammiro, mi attraggono la sua caparbietà e determinazione, il suo credo, la sua volontà e la sua voglia di impegnarsi, affrontando contrasti, difficoltà, dolore e sicuramente anche paure, talvolta sconforto, per sentirsi coerente con se stesso:
"Gli risponderò con la mia vita. Cambio civiltà cominciando da me stesso. Per tutta la vita non voglio più essere né servo né padrone"
e realizzare la sua missione, il senso della sua vita:
Nel 1950 Nomadelfia propone al popolo un movimento politico chiamato "Movimento della Fraternità Umana", per abolire ogni forma di sfruttamento e per promuovere una democrazia diretta.
I nomadelfi arrivano in Maremma.
Per due anni vivono sotto le tende.
1952 - LO SCIOGLIMENTO.
Il 5 febbraio 1952 il Sant'Ufficio ordina a don Zeno di lasciare Nomadelfia. Don Zeno ubbidisce. Costretti ad abbandonare Fossoli, i nomadelfi si rifugiano a Grosseto, su una tenuta di diverse centinaia di ettari da bonificare, donata da Maria Giovanna Albertoni Pirelli, dove vivono in gran parte sotto le tende. Pur lontano dai figli, don Zeno cerca di provvedere alle loro necessità, e sempre più spesso deve difenderne in tribunale alcuni che, strappati alle famiglie di Nomadelfia, sono ricaduti nella malavita.
Senza utilizzare termini attuali quali “Mission e Leader”, Don Zeno, secondo me, è un insegnante di vita e un ispiratore eccezionale.
E ancora mille pensieri e domande:
- Perché abbiamo bisogno di qualcuno che ci guidi, che ci stimoli ad andare verso il rispetto dell’essere umano e dell’universo, il rispetto della vita e di noi stessi, il rispetto degli altri e del diverso da noi?
- Perché abbiamo bisogno di qualcuno che rischi in prima persona per la Libertà di tanti? Perché, anche quando si incontrano queste persone, per molti è così difficile scegliere di liberarsi dalle catene invisibili che li legano a dolore e insoddisfazione?
- Perché, spesso, si rivolge tanta attenzione e impegno a cose futili quali cellulari ultratecnologici, weekend al mare, Suv per andare a fare la spesa, vacanze “speciali” in posti alla moda, computer, lampade abbronzanti, al calcio (fatto da altri), ecc.?
- Perché si dedica tanto tempo alla carriera, alla sicurezza economica, nascosti sotto l’etichetta di senso di responsabilità; a critiche, giudizi, invidie, discussioni, litigi, guerre e conflitti per dimostrare la propria ragione, anziché riconoscere i propri bisogni e AGIRE per creare una vita nuova e felice basata su relazioni appaganti all’interno della famiglia, della coppia, con figli e colleghi?
L’eredità che ha lasciato Don Zeno ad ognuno di noi è questa, la voglia, la determinazione la scelta di camminare verso il cambiamento che può avvenire e avviene attraverso la volontà e l’azione.
“Se occorrono mille anni per fare una civiltà fraterna,
bisogna cominciare a prepararla
amando e sentendo presenti
quelli che vivranno fra mille anni”
(Don Zeno)
Gabriella
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