La volta scorsa abbiamo raccontato di come, nel 2014, siamo arrivati, dopo tanto sognare, nel casale di Marano sul Panaro, nel modenese e di quando, dopo tre anni di avventura, una tromba d’aria ha scoperchiato un tetto della sala corsi.
Era il 2017. Tutto sembrava perduto, lo sconforto montava.
Eppure, dopo la bufera, quelle nuvole nere hanno iniziato a dipanarsi e a cedere il passo ai primi spiragli di un sole tutto nuovo: in quello stesso anno, pochi mesi dopo la catastrofe, il nostro cammino ci ha portati a Calenzano, sulle prime montagne del piacentino.
Avevamo trovato una nuova casa.
Il pensiero fu uno soltanto: quel casale sarebbe stato momentaneo, un passaggio necessario in attesa di altro. E invece...
Allora non sapevamo ancora che, anni più tardi, oggi, l’avremmo acquistata.
Siamo arrivati a Calenzano sapendo che avremmo affrontato un trasloco mastodontico. In inverno, con poche risorse economiche e furgoni presi a noleggio. Appena messo piede qui, la neve ci ha accolti e il furgone, stracarico, slittava sulla salita d’ingresso. Fortunatamente, è arrivato in nostro soccorso il signor Pietro, il nuovo vicino. Col suo trattore ci ha trainati fino al cortile e ha liberato la strada.
Quell'accoglienza ci ha portati a comprendere quanto quel vicino, che tanto ci impauriva, rappresentasse il senso delle relazioni del “buon vicinato”.
Quel trasloco così imponente e complesso ha portato il nostro gruppo a incontrare grandi difficoltà.
C'era tensione e le nostre relazioni sono state messe a dura prova. Una parte di noi era rimasta a Marano a caricare il furgone che faceva avanti e indietro per fruttare al massimo il tempo del noleggio, l’altra, già insediata a Calenzano pensava a scaricarlo. È stato difficile coordinarci, i giudizi reciproci hanno iniziato a farsi strada, la stanchezza non ci permetteva di avere lucidità e la paura per l’ignoto che ci attendeva ci destabilizzava.
Eppure non abbiamo mai smesso di alzare l'asticella della sfida.
Così, ancora nel bel mezzo del trasloco, decidemmo che avremmo inaugurato la nostra nuova casa da lì a un mese. Il tutto mentre ogni spazio era occupato da scatoloni e materiali sistemati alla rinfusa! Eravamo comunque motivati e fu questo a sorreggerci.
Sembrava un obiettivo lontano, a tratti assurdo, eppure, in meno di un mese, eravamo pronti a inaugurare la nostra nuova sede.
Era il 7 dicembre. L'interesse e il piacere delle persone di venire a vedere i nuovi spazi fu tale che l'inaugurazione durò tre giorni.
Ci aspettavamo trenta persone, ne arrivarono centoventi!
Anche durante quelle giornate il maltempo non ci abbandonava e l'ultimo giorno di inaugurazione arrivarono la neve e il gelicidio.
Qui a Calenzano non succedeva da più di vent’anni, i vecchi del posto non hanno ricordi a riguardo. Eppure successe, cogliendoci impreparati.
Rimanemmo senza energia elettrica e al freddo per tre giorni.
La vita ci stava prendendo, ancora una volta, a calci nel culo.
Eravamo riusciti a dare significato a tutte le disavventure di Marano, intendendole come una “spinta” per continuare il cammino senza adagiarsi su quel che avevamo costruito.
Ora, però, quale altro significato potevamo dare?
La spossatezza non ci aiutava a vedere il senso di quel che stava continuando ad accadere, ma, di nuovo, riprendemmo a camminare, a organizzarci, a seguire la nostra direzione.
Con un'energia rinnovata, il gruppo si amplia e in molti si risveglia la consapevolezza dei propri doni per arricchire se stessi e la comunità.
Siamo nel 2018.
Dopo tanti giri sulle montagne russe, i segnali della vita continuano a manifestarsi con grande potenza e impatto.
A luglio Manitonquat lascia il corpo, il “nonno” che ci avevaindicato con la sua saggezza la strada da seguire,se ne va per il suo viaggio tra le stelle, un mese dopo nasce Anouche, figlia di Adalgisa e Gabriele.
Da quarant’anni a Calenzano non si registravano nuove nascite ed è una prima volta anche per la nostra comunità.
Questa piccoletta è il simbolo di un nuovo inizio.
Nel 2019 la comunità si dimezza. Dei quindici che eravamo, otto scelgono un'altra strada. Ancora una volta rimaniamo in pochi.
Dolore, senso di tradimento e sconfitta la fanno da padroni.
La rabbia cede il posto a mille domande.
Cosa sta succedendo? Dove abbiamo sbagliato? Cosa avremmo potuto fare? Cosa facciamo ora?
Paura e incertezza camminano insieme all'attribuzione di nuovi significati: e se il senso di Tempo di Vivere fosse quello di gettare semi che poi germoglieranno altrove? Abbiamo iniziato a credere a questa narrazione che, tuttavia, non corrispondeva al nostro sentire profondo.
Per la prima volta, scegliamo di farci aiutare da un facilitatore esterno che ci mostra tutti i nostri limiti ed errori, ma anche i nostri punti di forza. Da ogni incontro che facciamo ne usciamo ammaccati e, allo stesso tempo, felici.
Sulle ombre si accende la luce. Vedere i nostri sbagli ci permette di trasformarli in esperienza, e agire di conseguenza. Facciamo un bagno di umiltà e rinnoviamo la capacità di cambiare.
Siamo in cammino.
Dopo tanti ostacoli ne arriva un altro: il coronavirus.
È il 2020 e l’annuncio del lockdown ci appare come un nuovo e grande bastone infilato nei raggi di una ruota che aveva iniziato a girare dopo tanta fatica.
La possibilità di tenere corsi in presenza o di ospitare persone nel nostro ecovillaggio sfuma via.
Lo sconforto sale. Eppure, questa volta, c’è qualcosa in più di particolarmente prezioso: l’esperienza.
Ci siamo rialzati tante volte, sappiamo di essere in grado di rialzarci ancora. Ci sentiamo risoluti e pronti a non cadere in balia degli eventi. Ci affidiamo così all’intelligenza collettiva per trovare nuove soluzioni creative.
È allora che si apre la prospettiva dell’online. L’idea di tenere corsi attraverso lo schermo di un pc non ci entusiasma ma, anziché mettere energia su quel che non ci piace, scegliamo di porre l’attenzione su quel che possiamo fare, al di là di ogni cosa.
Ci organizziamo, ancora, per poter continuare a lanciare il messaggio che un mondo diverso è possibile.
Intanto Enrico, il proprietario, ci chiama per dirci che, fino a che la situazione non rientra, non è necessario pagare l’affitto di casa.
Ci apriamo al mondo del web per stare accanto alle persone. Ognuno di noi si attiva per portare il senso di Tempo di Vivere al di là dello schermo.
C’è chi porta il risveglio mattutino attraverso il Qi Gong, chi conduce cerchi emotivi, chi letture condivise di libri.
Ci siamo presto resi conto che il web puà essere un potente strumento per raggiungere le persone.
E così accade: tra il 2020 e il 2021 la nostra comunità torna a crescere.
Nel 2021 accade qualcosa di unico.
Riccardo se ne va, e noi rimaniamo in quattro più Pietro e Isotta.
È un periodo strano, Ricca era la persona che si occupava dell’orto, noi altri non ne sappiamo nulla!
Ci troviamo di fronte a una scelta difficile: rinunciare temporaneamente al percorso di autosufficienza alimentare o cercare soluzioni alternative?
Ci rendiamo conto che la flessibilità è sempre vincente, così lanciamo un appello online e arriva Mattia, con l’accordo di fermarsi per 6 mesi e occuparsi solo dell’agricoltura. Resta con noi 5 mesi, ma il nostro orto arriva a livelli di prosperità mai visti prima e anche Ermanno inizia a prendere confidenza con la coltivazione.
Nello stesso anno, tra aprile e luglio, passano di qui molte persone in scambio lavoro. Con alcune ci troviamo davvero bene e, uscendo di nuovo dalla rigida “struttura”, chiediamo loro di fermarsi e sperimentare la comunità anche per il periodo invernale.
Così, a ottobre ci ritroviamo con otto persone in più e a gennaio arrivano anche Anita, storica amica della comunità, con i tre figli.
Nel frattempo, un gruppo di amici si trasferisce in un'altra proprietà di Enrico a 5 minute da qui e pone le basi per un progetto di comunità
Nel giro di un anno abbiamo triplicato i nostri orti, adottato otto galline, attivato il mercatino dell’artigianato, incrementato le autoproduzioni e i corsi, stampato libri. La nostra comunità è tornata a crescere…
A gennaio del 2022, Simona se ne va dopo sette anni, è l’ennesimo, duro colpo da affrontare, ma sentiamo che la consapevolezza del gruppo sta acquisendo una nuova dimensione.
Tra giugno e luglio altre otto persone, comprese altre due bimbe di dieci e dodici anni, si uniscono alla nostra comunità.
Sentiamo che è venuto il momento del salto: radicarci per portare avanti il sogno del Villaggio.
Creiamo una task force per cercare poderi adeguati a ospitare il nostro immenso progetto, ma in zona non se ne trovano e l’idea di ripartire da zero abbandonando tutto nuovamente non ci risuona fino in fondo.
Un giorno Enrico, il proprietario del casale, ce lo chiede senza mezzi termini: perché non acquistare Camera Vecchia?
La richiesta ci lascia perplessi: l’intera struttura ha un valore di quasi mezzo milione di euro e noi, quella cifra, nemmeno riusciamo a immaginarla!
Ma Enrico non è solo un proprietario, è un amico e un sognatore, come noi. Così, nella volontà reciproca di portare avanti un sogno comune, ci offre un contratto d’acquisto che ci mette nelle condizioni di non indebitarci con le banche.
Nel frattempo, ci propone anche l'affitto di quattro ettari di noccioleti (1200 piante), togliendoci l’ultimo dubbio rimasto: il poco terreno annesso al podere.
Abbiamo sognato tanto, dichiarato alla Vita i nostri intenti e lei ci ha risposto dandoci i colpi e l’aiuto che ci servivano per trovare la nostra vera direzione.
Oggi siamo in venti, quattordici adulti e sei ragazzi tra i dieci e i quindici anni.
La realtà che tanto abbiamo sognato inizia a prendere forma.
Acquistare Camera Vecchia è un grande passo, non solo per Tempo di Vivere.
Sentiamo che è giunto il tempo di mettere radici per diventare un vero riferimento per tutti coloro che sognano di trasformare la propria vita secondo un nuovo paradigma.
Come potremmo sostenere gli altri nel loro radicamento se noi, per primi, non fossimo radicati?
Guardiamo questa meravigliosa valle, la Val Perino, e la immaginiamo ripopolata da famiglie, singoli individui e altre comunità che camminano lo stesso sogno.
Comprare questo luogo è l’inizio di un nuovo capitolo della nostra storia, un capitolo da scrivere continuando a sognare ma con i piedi per piantati nella terra. La nostra.
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Info
Ciao sono Claudia abito nell entroterra di GenovaMi piacerebbe venire a conoscere la vostra realtà, io sono ceramista creatrice e so fare molte cose artistiche, grazie attendo vostre info , un abbraccio
Corsi inglese e omeopatia
Ciao, vi scrivo dalla bellissima Irlanda, mio paese di nascita dove vivo ora. Sono rimasta impressa dall’intervist a di Pietro, giovane maturo e sano che mi ricorda molto mio stesso figlio a quell’età.Sono omeopata, iscritto all’alba professionale ormai da 30 anni, semi pensionata, ma ancora vedo qualche cliente e insegno alla scuola di omeopatia qui a Dublino. Ho anche insegnato inglese per tanti anni a studenti italiani, spagnoli e francesi.
La mia idea per aiutarvi a comprare il podere è di tenere corsi online per chi vuole studiare inglese e/o omeopatia per uso familiare. Chiederei solo rimborso spese e il resto dell’introito andrebbe a voi direttamente. Già questo metodo via Zoom per esempio, va moltissimo qui da noi e credo possa essere di beneficio anche per voi.
La motivazione per me è la diffusione del concetto del eco villaggio e la conoscenza di base dell’omeopatia , cose di cui sono molto appassionata.
Fatemi sapere se pensate sia possibile
Sheelagh Behan ISHom
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