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Da dove siamo partiti

 

Tutto è iniziato nel 2010.... anzi no, forse non è proprio così, qualcosa era già nato prima ed era legato a un senso d’insoddisfazione, di non completamento che ognuno di noi sentiva nella propria vita.

Ci mancava qualcosa.

La domanda che ricorreva era sempre la stessa

"È tutto qui?”.

Non accettavamo il fatto che la Vita si limitasse all'avere una famiglia, una casa, un lavoro e che i momenti per vivere davvero fossero limitati alle vacanze e ai weekend.

Quello è stato l’innesco per iniziare a osservarci e a cercare risposte.

I primi passi furono quelli di cercare di cambiare qualcosa nella nostra quotidianità: cominciammo, per esempio, ad autoprodurre tutto ciò che potevamo (pane, prodotti da forno, prodotti per la nostra igiene personale)... ma non bastava, quella domanda rimaneva irrisolta.

Nell'estate del 2010, però, la Vita decise di risponderci.

terrazza

Gabriella era in Lunigiana a condurre un percorso di crescita personale. La location era un ex agriturismo estito da una piccola comunità di tre persone. In quel luogo si viveva davvero in modo diverso: quando ci ritrovavamo lì, riuscivamo a parlare di noi, dei nostri sogni, di quella domanda che accomunava tutte le anime che incontravamo.

In quel posto magico si è acceso un faro che ci guida da 13 anni!

Quell'estate conoscemmo Antonio che iniziò a spiegarci cosa fossero le comunità intenzionali e ad aprire una finestra su un mondo fino ad allora sconosciuto.

In noi sorse un'altra domanda:

"E se una vita così fosse davvero possibile?"

Fino ad allora non avevamo mai sentito parlare di ecovillaggi e cohousing. Ciò che ci aveva colpito era il senso di collaborazione, quel remare insieme verso una meta comune, l'intensità delle relazioni, quel parlare la stessa lingua.

Quasi ogni weekend, "Il Casale" era la nostra meta per tornare a respirare davvero. Eravamo circa in 10 a ritrovarci ogni volta e, attorno al tavolo sulla terrazza coperta, l'idea di ridisegnare le nostre vite sembrava sempre più concreta.

C'è voluto poco per comprendere che la domanda più utile in quel momento non era più chiedersi se fosse possibile o meno, ma solo se volevamo o non volevamo farlo.
La nostra risposta fu un SÌ!!! corale, gridato all'universo.

Creare una comunità intenzionale era diventato l’obiettivo di noi tutti ed eravamo consapevoli che il lavoro da fare era tanto e su più fronti.

Dovevamo pensare a un progetto, trovare un posto adatto a realizzarlo, trovare altri compagni di viaggio e iniziare ad affrontare con più determinazione le nostre paure.

casaleAbbiamo scritto individualmente la nostra vision personale e poi ci siamo confrontati per crearne una che potesse rappresentare tutti. Ci siamo trovati subito allineati su quelli che poi sono diventati i quattro pilastri su cui si basa Tempo di Vivere: l’economia condivisa, l’educazione condivisa, la crescita personale e la sostenibilità.

Col tempo un po' di persone si persero, prese dai loro problemi quotidiani. Rimanemmo solo in 4. Ogni tanto l'essere rimasti in pochi ci faceva percepire tutto in salita, quindi iniziammo a organizzare incontri per conoscere altre anime che avessero il nostro stesso obiettivo.

A volte uscivamo dagli incontri più frustrati che nutriti. C'era chi, in qualche modo, sembrava entrare in risonanza con il progetto, ma non aveva poi il coraggio di mettersi in gioco davvero e chi lo aveva, ma, spesso, mancava di stabilità e voglia di assumersi responsabilità.

Tuttavia, la struttura della nostra idea iniziava a prendere forma e sentivamo la necessità di sperimentarci, di mettere in pratica quello che volevamo fare.

Iniziammo a cercare il posto che ci potesse ospitare. Volevamo rimanere in Lunigiana, dove tutto era partito. Nel marzo del 2011, un amico ci mise a disposizione un grande capannone open space con grandi finestre e con due bagni. Non ci sembrava vero!

Quel urlato a squarciagola aveva generato una risposta: Tempo di Vivere poteva avere la sua prima sede!

Dopo alcuni lavori per ricavare delle stanzette e la ricerca di mobili usati per poter creare un rudimentale arredamento, iniziammo a proporre eventi per presentare il progetto ad altre persone.

Quei mesi furono emozione pura. Al primo incontro arrivarono solo cinque persone e noi fummo felicissimi di quel risultato.

L’avventura al “Casone” durò solo tre mesi, il tempo di un open day e di un corso su Vivere Insieme. Fu breve, ma sufficiente per rinnovare la nostracasone scelta e dimostrarci che potevamo farcela.

Fino al 2012 continuammo a cercare posti e nuovi compagni di cammino, ma non trovammo né gli uni né gli altri.

Abbiamo visto luoghi bellissimi, con storie assurde: casali acquistati per compiacere una moglie annoiata e poi abbandonati, altri presi per creare un'opportunità di business alla figlia del proprietario che, però, era contenta di fare la cassiera al supermercato, addirittura un convento regalato alla prole perché potesse fare la tesi di Laurea in architettura e poi lasciato lì... insomma ci sembrava di essere gli attori di un dramma rappresentante il proverbio "Chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane".

A un certo punto incontrammo una coppia che sembrava davvero interessata a cambiare vita e con un posto per iniziare. Tutto era pronto, ma pochi giorni prima di parlare con il proprietario per trovare un accordo, i nostri amici tornarono sui loro passi.

Fu un periodo complicato: avevamo un sogno, eravamo pronti a metterci in pratica, ma tutto sembrava remar contro. Divenimmo frustrati e i dubbi iniziarono a prendere il sopravvento, portando in emersione la paura che, forse, quella non fosse davvero la nostra strada.

In quel momento si creò una spaccatura tra noi quattro. Io e Katia, con ii piccoli Petro e Isotta (che, all'epoca, aveva 6 mesi) accettammo di unirci a un altro ecovillaggio (Lumen). Pietro stava per compiere 6 anni, Katia stava seguendo da 3 anni la scuola di Naturopatia proprio lì e avevamo creato bellissimi rapporti di amicizia, così quella ci sembrò la soluzione più logica e immediata. A Lumen c’erano molti bambini (una delle mie condizioni necessarie) e la loro vision sembrava molto simile alla nostra.

Gabriella e Antonio decisero invece di proseguire con il progetto originario di Tempo di Vivere e continuarono a cercare un posto dove iniziare, tenendo viva la fiamma.

Le nostre strade si divisero per 11 mesi.

In quei mesi preziosi, io e Katia ci accorgemmo che non bastava volersi bene e avere una vision simile per sentirsi sulla stessa strada, così, tra aprile e maggio del 2014, il nostro percorso prese un'altra svolta. Katia aveva lasciato il suo lavoro sul computer per dedicarsi interamente ai bambini e alla vita in ecovillaggio, io avevo rassegnato le dimissioni da Il Sole 24ore qualche mese prima. Il 30 aprile 2014 fu il mio ultimo giorno di lavoro...il 3 maggio comunicammo ai lumini che ce ne saremmo andati.

Dopo un riavvicinamento e riallineamento con Gabriella e Antonio, comprendemmo che non volevamo più aspettare, ma dovevamo prenderci la responsabilità di iniziare pur essendo, ancora, soltanto in 6.

Il fatto di non avere più un lavoro ci faceva sentire liberi e spaventati al contempo, ma sentivamo che il tempo trascorso ci aveva rinforzato nella determinazione e che l'intelligenza collettiva ci avrebbe fatto trovare una soluzione di transizione.

Chiudemmo casa e ci rivolgemmo a più agenzie immobiliari per metterla in vendita, quindi trovammo tutti insieme un piano B: noi quattro ci saremmo trasferiti temporaneamente a casa di Gabry e Anto, un piccolo bilocale a Fiorenzuola d'Arda, per ottimizzare le spese. Nel frattempo, con la mia liquidazione, avremmo trovato una piccola base in affitto al centro dei luoghi da cui ci saremmo mossi per cercare la sede di Tempo di Vivere. 

maranoEravamo nella nostra direzione e la Vita rispose aiutandoci: dopo più di 3 anni di ricerche, il 12 maggio andammo a vedere "La Bombanella" a Marano sul Panaro (MO), il casale che sarebbe diventata la nostra casa per i successivi 3 anni .

Non era quello che stavamo cercando, non soddisfava tutte le nostre esigenze, ma ci dava l'opportunità di uscire dalla teoria ed entrare nella pratica.

Avevamo compreso che, quando si è davvero pronti ad affrontare le sfide, la strada si mostra e che, spesso, la ricerca della perfezione è solo una scusa per non voler affrontare le proprie paure e muovere davvero il primo passo.

A giugno 2014 firmammo il contratto di affitto e il 4 agosto i primi pionieri sbarcarono sulla nostra "luna".

 

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