La volta scorsa vi ho raccontato come siamo arrivati a trovare un luogo dove iniziare l’avventura di Tempo di Vivere.
Oggi voglio raccontarvi ciò che è successo nei primi 3 anni della nostra avventura
Era il 4 agosto 2014.
Io, Pietro e Antonio partimmo con due macchine stracolme, in direzione Marano sul Panaro, località Bombanella.
In quel momento ci sentivamo dei veri pionieri in cerca di qualcosa che ancora non avevamo bene in mente.
Sì, perché fino a quel momento tutto era stato solo teoria, ma, di lì a poco, saremmo entrati nella pratica.
Pochi giorni dopo arrivò anche Andrea, che restò nel progetto per più di un anno, e, subito dopo, ci raggiunsero anche Katia, Isotta e Gabriella con Nym, la nostra micia.
Eravamo pronti a insediarci alla Bombanella!
I primi due mesi li passammo a riordinare, imbiancare, predisporre la stalla, precedentemente sala di registrazione e la nostra futura sala corsi. Mentre pulivamo e riordinavamo, cominciammo anche a pensare a qualche evento da organizzare.
La prima occasione si presentò con Italia che Cambia: un evento sul Lavoro Solidale. Durò 2 giorni e parteciparono 12 persone. Fu il primo evento aperto al pubblico di Tempo di Vivere.
Poco dopo ci raggiunse Simona, un'amica di Katia, frequentata con più assiduità nell'anno trascorso a Lumen. Da sempre attratta dalle comunità intenzionali, era venuta a trovarci per conoscere meglio il nostro progetto e, praticamente, non andò più via. Dopo qualche mese a fare la pendolare tra La Bombanella e Milano, dove ancora lavorava come dirigente in una piccola azienda, decise senza indugio di licenziarsi e vendere casa.
I primi mesi non furono facili. Nonostante il grande entusiasmo, molte situazioni avverse ci fecero comprendere che vivere in campagna era molto diverso dalla vita in un appartamento in città.
Comprammo d’occasione una gazebo da cerimonia, di 8 metri x14, per allestire un mercatino dell'usato dove vendere le tante cose che ormai reputavamo superflue. Ingenuamente, montammo la struttura proprio trasversalmente a un canalone in cui il vento s'infilava e accelerava. Un mese prima del nostro primo evento, di notte, il vento aumentò a dismisura. Katia e Antonio si alzarono alle 3 di mattina sentendo il rumore della struttura che sbatteva, in pochi secondi il tendone venne divelto impalandosi su un cipresso e la maggior parte delle cose che c’erano dentro vennero danneggiate o spazzate via. La forza dell'aria era talmente potente da sollevare un tavolo pieno di piatti e libri e scagliarlo via. Non potemmo fare altro che assistere impotenti e in lacrime. Riuscimmo a intervenire per ipulire e recuperare il recuperabile solo il pomeriggio successivo. Ci leccammo le ferite e l'orgoglio e ci rimettemmo in piedi.
Decidemmo di aprire al turismo sostenibile. Durante il ponte dell’Immacolata, stavamo aspettando gli ospiti e ci accorgemmo che il GPL del bombolone, che avevamo da poco riempito, era finito… Era dicembre e ci ritrovammo all'ìimprovviso senza riscaldamento e senza poter cucinare. Una bombola ha sopperito per la cucina e la pazienza degli ospiti ha ovviato alla mancanza di calore e acqua calda.
Quelle prime, rocambolesche, esperienze ci fecero capire che non bastavano volontà ed entusiasmo, dovevamo cambiare mentalità e attitudine.
Poco a poco la direzione del nostro progetto divenne più chiara. Seguivamo da tempo il lavoro di Paolo Ermani e Simone Perotti col loro "Ufficio di Scollocamento" e prese forma il nostro primo corso di “Scollocamento solidale”.
Creare iniziative aperte al pubblico ci portava in contatto con tante persone che avevano il desiderio di dare una svolta alla propria vita e sentivamo che affiancarle faceva parte della nostra missione.
Non volevamo rimanere isolati, anzi, per ciò che ci eravamo proposti, era importante poter contaminare gli altri.
A fine luglio, io, Katia e Isotta partecipammo al primo raduno RIVE che si svolgeva nella comunità Habitat, in Toscana. Fu una grande emozione poter conoscere gli altri ecovillaggi, in particolare la Comune di Bagnaia, da cui avevamo preso molti spunti, e la persona di Alfredo Camozzi che conoscevamo solo grazie ai suoi video. Ma anche incontrare i membri di Damanhur, Città della Luce, Torri Superiori, la comunità degli Elfi, tutte realtà che fino a quel momento avevamo solo approcciato in modo virtuale.
Dopo l'estate del 2015 Andrea lasciò il gruppo. A dicembre, dopo tanti dubbi, decidemmo di iniziare l'homeschooling con Pietro e lo ritirammo da scuola poco dopo l'inizio della terza elementare.
Verso la fine dell'anno, ci fu uno dei momenti più importanti della storia di Tempo di Vivere.
Katia ricevette una telefonata in cui ci chiedevano di organizzare un campo con tante persone, condotto da un nativo americano.
All’inizio non eravamo molto interessati, temevamo fosse un raduno "new age", ma verso la fine della telefonata Katia ebbe un'intuizione sottile e chiese chi fosse quella persona.
Si trattava di Manitonquat, Medicine Story. Colui che attraverso i suoi libri aveva ispirato la vision e la mission di Tempo di Vivere.
Avevamo l’opportunità di conoscerlo di persona.
Era un sogno, l'ennesimo, che si trasformava in realtà!
Nel frattempo anche la nostra piccola comunità cresceva. Si unì al progetto Marco, uno chef, che, lasciato il lavoro, voleva cambiare vita e in quel momento aveva trovato una risposta nella comunità.
Poco tempo dopo anche Luana, dopo aver frequentato un corso di cucina crudista, si avvicinò alla comunità… e anche a Marco.
Adesso eravamo in 6 adulti più i nostri due bambini, Pietro e Isotta, e 6 gatti (l'inossidabile Nym, Tatou e Gina di Luana, Pamela, la custode del casale, e due cuccioli nati poco prima del nostro arrivo: Shangai e Fumina)
Il 2016 fu un anno pieno di novità.
Iniziammo una nuova avventura: la costruzione di un thermocompost. Una soluzione completamente ecologica per scaldare acqua sfruttando il calore generato dalla fermentazione del cippato di ramaglie. Ne rimanemmo così affascinati che ne costruimmo addirittura due. Purtroppo non riuscimmo a portare avanti il progetto e rimase in fase sperimentale.
Ad agosto organizzammo il primo Summer Camp della Via del Cerchio. Manitonquat stava cercando un ecovillaggio in cui tenere il campo, perché anche lui era convinto che le comunità potessero essere la risposta al cambiamento.
Fu bellissimo avere l’opportunità di conoscere Story in prima persona e vivere l’energia del campo. Le parole non possono descrivere ciò che il cuore ha sentito.
Alla fine di agosto ospitammo anche il campo Nuovo Progetti della RIVE. Arrivarono più di 100 persone, arrivate per apprendere strumenti utili ed efficaci per vivere in comunità.
Quello fu un anno veramente intenso. Stavamo avendo tante conferme, ma, come spesso accade, anticipava un 2017 che ci avrebbe messo a dura prova.
Il 2017 fu un anno particolare in cui dovemmo superare tante prove difficili.
Si trasferirono da noi GianCarlo Cappello e Giulia con il figlio Federico.
A maggio uno dei fondatori, Antonio, abbandonò il progetto in malo modo e il 7 luglio, Guerrino, presenza storica della comune di Bagnaia e caro amico, morì in un incidente d'auto.
Le tensioni con chi se n'era andato e questa pesante perdita ci avevano provato tantissimo.
Non ci eravamo ancora ripresi del tutto, quando l'11 luglio una tromba d’aria scoperchiò il tetto della nostra amata sala corsi.
Quest’ultimo evento rimescolò tutte le carte in tavola.
Avvenne tutto in un attimo. Eravamo all’aperto a fare una riunione e ci accorgemmo che il vento, a poco a poco, aumentava d'intensità. Decidemmo di spostarci in casa incalzati dal vento che soffiava sempre più forte. Mentre ci preparava un caffè, Marco guardò fuori dalla finestra della cucina e si accorse che l'ex stalla non aveva più il tetto.
Si era aperto come una scatola di sardine.
In quel momento tutto il nostro il nostro mondo venne spazzato via.
Lo ricordo come se fosse ieri: era come se si fosse aperta un'enorme voragine sotto i nostri piedi e, nei giorni seguenti, la situazione andò solo peggiorando.
Ci sentivamo persi.
L'ex stalla era inutilizzabile, non avevamo più un luogo dove tenere i corsi su cui si fondava la nostra economia.
La situazione fece inasprire i rapporti con il proprietario che, nei giorni seguenti, ci tolse l'accesso ai 2/3 della proprietà intimandoci di non oltrepassare la recinzione. Eravamo a una ventina di giorni dal Summercamp con più di 70 ospiti in arrivo e non potevamo più accedere al gazebone e alla zome, una struttura in geometria sacra che avevamo costruito durante l'anno.
Freak Antoni cantava "Una volta toccato il fondo non puoi che risalire" ... invece noi continuavamo a scivolare sempre più in basso!
Affiorarono mille timori: la paura di non farcela, che non avremmo trovato in breve tempo una nuova casa dove vivere, l'ansia per il futuro dei nostri bimbi, il terrore per la sopravvivenza nostra e del nostro amato progetto.
Furono giorni complicati. Ricordo che ci alzavamo la mattina e, incrociando gli sguardi degli altri, si percepiva il disagio e la difficoltà di quella situazione.
In quel momento, però, qualcosa è scattato nel gruppo.
Ci mettemmo intorno ad un tavolo e, con tutta la calma possibile, analizzammo la situazione. Seppur tra grandi difficoltà, ci dichiarammo l'intenzione di non volerci dividere e di voler trovare una soluzione per portare avanti il progetto.
Quel momento di unione e connessione rialzò la nostra energia: affrontammo le paure e ricominciammo ad agire.
Ci era sempre più chiaro che, usando l’intelligenza collettiva e tenendo insieme il gruppo, potevamo trovare nuove soluzioni ai problemi.
Imparammo anche a chiedere aiuto. Nel momento in cui lanciammo il nostro SOS, intorno a noi si mosse una marea di persone pronte a sostenerci. Chi offrendoci la casa del nonno, chi andando in giro per cercare il nuovo casale o, semplicemente, venendo da noi per portarci conforto e aiuto manuale.
Tutto questo ci nutriva e ci dava forza.
Percepire il sostegno e l’amore delle persone fu il dono più grande in quel momento terribile.
Eravamo pronti a rialzarci e iniziammo a muoverci, chi riprendendo le fila dell’organizzazione del SummerCamp della Via del Cerchio, che ad agosto avrebbe visto la seconda edizione e che volevamo ardentemente portare avanti, chi a cercare una nuova casa per l’ecovillaggio.
Nel giro di due settimane ricostruimmo il campo e per fine luglio eravamo pronti. Questo fu possibile anche grazie a 7 angeli che ci aiutarono a fare quello che, poco prima, sembrava impossibile.
Quel Summercamp sarebbe stato l’ultimo evento organizzato nella sede di Marano e quando iniziò eravamo molto emozionati.
Eravamo in 97, tra cui 20 bimbi.
Il secondo giorno accadde quello che mai avremmo pensato: una bomba d’acqua calò inesorabile sul campo distruggendo tutto!!! Il tendone che ospitava il grande cerchio crollò, tutte le tende vennero allagate.
Finita la tempesta ci fermammo a guardare quello spettacolo desolante e crollammo.
Ci trovammo davanti a casa, abbracciati, a piangere.
Tutto sembrava urlarci che ci dovevamo arrendere.
Eppure, proprio in quel frangente di resa, persone favolose come Maurizio, elder della via del cerchio, presero l’iniziativa per riorganizzare nuovamente il campo e tutti si misero all’opera per risollevare il tendone, aiutare ad asciugare le tende, tenere i bambini, mentre Cristina, una cara amica che era venuta a darci una mano, mise a tavola alle 20,45 tutte le 97 persone, cucinando da sola!
Nel giro di 4 ore il campo venne ricostruito e l'energia dell'intera tribù cambiò!
Ricordo che Ellika ci venne incontro commossa e ci disse
“Loro sono diventati una comunità perché VOI siete una comunità”.
In quel momento comprendemmo qual era nostro compito e anche quanto fosse potente la nostra motivazione.
Dopo il Summercamp iniziammo a cercare il casale che avrebbe ospitato il nostro progetto e lo trovammo inaspettatamente.
Marco che si svegliava presto ogni mattina per cercare sul web la casa adatta.
Nel suo peregrinare tra siti di annunci e agenzie immobiliari, vide una proposta di affitto postata pochi giorni prima: un bellissimo podere in sasso e legno sulle prime montagne del piacentino.
Il posto non ci sembrava adatto, a qualcuno proprio non piaceva, ma era già settembre inoltrato e dovevamo spostarci prima dell'inverno. Piacquero invece a tutti Enrico, il proprietario, e sua moglie Anna, che, affascinati dal nostro progetto, si fecero iun quattro per darci una mano.
Non vi racconto del trasloco, fatto in 20 giorni con furgoni a noleggio e dormendo 4 ore a notte, vi dico solo che, nonostante tutto, ce la facemmo.
Il 14 novembre 2017, il nostro gruppo, ora composto da 8 adulti, 3 ragazzini e 7 gatti, si insediò a Camera Vecchia.
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